L'ultima cena (Leonardo)
L'ultima cena (detta anche Il Cenacolo) è un dipinto a tempera ed olio su due strati di preparazione gessosa stesi su intonaco di cm 460 x 880 realizzato tra il 1494 ed il 1497 (Luca Paciolo lo menziona come già finito nella lettera dedicatoria a Ludovico il Moro del suo trattato "De divina proportione" dell'8 febbraio 1498) dal pittore italiano Leonardo.
Il Cenacolo è il più grande tra i dipinti di Leonardo ed il suo unico affresco sopravissuto.
È stato eseguito per il suo patrono, il Duca di Milano Lodovico Sforza.
Rappresenta la scena dell'Ultima Cena di Gesù Cristo, come descritta nella Bibbia. Il dipinto si basa sul Vangelo di Giovanni 13:21, nel quale Gesù annuncia che verrà tradito da uno dei suoi discepoli.
L'opera si trova nel Refettorio della Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano.
Fu preceduto da studi preparatori di cui offrono testimonianza alcuni disegni conservati all'Albertina di Vienna, all'Accademia di Venezia e nelle raccolte reali di Windsor.
Artista meticoloso e riflessivo, Leonardo rifiutò il tradizionale procedimento della pittura a fresco che non gli consentiva ripensamenti e cambiamenti.
Sperimentò una propria tecnica, lavorando sull'intonaco asciutto con colori simili a quelli che usava per le tavole.
Il risultato fu che il colore cominciò già a sfaldarsi quando lui era ancora in vita e, appena una generazione più avanti, Giorgio Vasari descrisse l'Ultima cena come un pasticcio di macchie.
Il rapido deperimento è testimoniato anche da una lettera scritta da De Beatis al cardinale d'Aragona nel 1517.
Nel corso dei secoli l'affresco è stato restaurato varie volte ma alcuni tentativi hanno portato più danni che vantaggi.
Come ad esempio i restauri durati dal 1726 (Bellotti) e 1855 (Barezzi), con i loro strati di mastice, non migliorarono la situazione, offuscando sempre più la superficie pittorica, cui grave offesa venne recata all’apertura di una porta nel mezzo del campo dipinto.
Contrariamente l'ultimo intervento, iniziato nel 1948 a cura di Mauro Pellicioli che ha rinsaldato il pigmento pittorico millimetro per millimetro e finito il 28 maggio 1999, ha restituito e consolidato ciò che resta dell'opera, guadagnando dei particolari che appaiono dotati di una luminosità e freschezza cromatica finora insospettate. Il colore è usato nei toni della luce. Luce le cui sorgenti sono una finestra reale del refettorio e le tre dipinte sul fondo, che si aprono su un cielo teso all'imbrunire.
Oltre ai restauri il Cenacolo riuscì a salvarsi anche dalla Seconda Guerra Mondiale, infatti nell'agosto del 1943 venne distrutta la volta del refettorio durante un bombardamento aereo ma rimase miracolosamente salvo tra cumuli di macerie, protetto solo da un breve tetto e da una difesa di sacchi di sabbia ed esposto ad ogni rischio atmosferico.
Descrizione dell'opera
Il tema, forse fu suggerito dai domenicani stessi, rappresenta l'Eucaristia.
Il momento che Leonardo sceglie è quello più drammatico del racconto evangelico, quello in cui Cristo proferisce la frase: "Uno di voi mi tradirà " e da queste parole gli apostoli si animano drammaticamente, i loro gesti sono di stupore e di meraviglia; c'è chi si alza perché non ha percepito le parole, che si avvicina, chi inorridisce, che si ritrae, come Giuda, sentendosi subito chiamato in causa.
San Giacomo il Maggiore (quinto da destra) spalanca le braccia attonito; vicino a lui San Filippo porta le mani al petto, protestando la sua devozione e la sua innocenza.
San Pietro (quinto da sinistra) si china impetuosamente avanti, mentre Giuda, davanti a lui, indietreggia con aria colpevole.
All'estrema destra del tavolo, da sinistra a destra, San Matteo, San Giuda Taddeo e San Simone esprimono con gesti concitati il loro smarrimento e la loro incredulità .
Al centro è raffigurato Cristo con le braccia aperte, in un gesto di quieta rassegnazione, costituisce l'asse centrale della composizione.
Le figure degli apostoli sono rappresentate in un ambiente che, dal punto di vista prospettico, è esatto.
Attraverso semplici espedienti prospettici (la quadratura del pavimento, il soffitto a cassettoni, le tappezzerie alle pareti, le tre finestre del fondo e la posizione della tavola) si ottiene l'effetto di sfondamento della parete su cui si trova il dipinto, tale da mostrarlo come un ambiente nell'ambiente del refettorio stesso.
Esiste una copia a grandezza naturale dell'opera di Leonardo nella Chiesa Minorita di Vienna.